mercoledì 31 ottobre 2012

le cose essenziali nella vita




Goethe diceva che cinque erano le cose essenziali nella vita:
1) UNA CASA in cui abitare,
2) CIBO sufficiente per nutrirsi,
3) VESTITI per ripararsi dal freddo,
4) UN AMORE,
5) AMICI coi quali stare bene in compagnia.
 
Io aggiungerei:
6) LA SALUTE.
7) LA LIBERTA'
8) L'AMORE PER SE'
9) L'IRONIA E L'AUTOIRONIA
10) LA SERENITA' (LA PACE DENTRO).
 
 
Ma credo che ciascuno si possa divertire a costruire la propria lista delle cose che sono essenziali per vivere bene...

venerdì 26 ottobre 2012

dodici persone (più due)


Dodici persone, che non si conoscevano tra loro, sono venute a sapere casualmente, in modi diversi, che c'era un incontro pubblico sul tema dell'autenticità nelle relazioni.
Hanno deciso di partecipare e, successivamente, hanno aderito alla proposta di far parte di un gruppo che lavori sull'autenticità nelle relazioni.
Stasera queste dodici persone si troveranno attorno ad un tavolo per la prima volta, unite dal desiderio comune di approfondire questo tema che evidentemente è per loro importante.
Cosa faranno? Cosa scopriranno l'uno dell'altro? Quali affinità e quali differenze si evidenzieranno tra loro? Quali sono i loro personali modi di sentire questo tema?
Cosa si diranno, come si percepiranno, cosa si scambieranno?
E soprattutto: cosa nascerà da questa serie di incontri? Si formerà davvero un gruppo di persone con qualcosa di importante in comune o resteranno dodici persone slegate tra loro? Come si rapporterà il gruppo con l'autenticità di ciascuno di loro?
E come cambierà il loro rapporto con se stessi e con gli altri in conseguenza della partecipazione a questo gruppo?

Per ora si può dire solamente che trovarsi in gruppo  è un evento concreto, fisico e psichico insieme, che nella stessa stanza per due ore ci saranno dodici corpi, dodici cuori, dodici teste e dodici anime, e che nessuno li obbligherà a fare o dire qualcosa.
Nella stanza ci saranno anche altre due persone, che della ricerca dell'autenticità, propria e degli altri, hanno fatto il centro del proprio lavoro e che insieme agli altri dodici parteciperanno al gruppo, ascoltandosi e ascoltando, rapportandosi agli altri in modo autentico.
Quando qualcosa nasce è sempre un bel giorno, perchè il mondo è più ricco di prima; certo, dei neonati, bisogna prendersi cura con affetto e attenzione, per cercare di farli crescere sani e robusti. 


lunedì 22 ottobre 2012

amore e potere




Se qualcuno mi chiedesse qual'è il contrario dell'amore, non gli risponderei l'odio, perchè, come dice il poeta, in certi casi si può amare e contemporaneamente odiare la stessa persona; credo invece che gli risponderei: il potere.

Il potere è, a mio avviso, assolutamente incompatibile con l'amore: se uno ama davvero, il suo animo non può ospitare per nessun motivo il desiderio di esercitare qualche forma di potere o di violenza sull'altro.

L'amore è desiderio del benessere proprio e di quello dell'altro in una relazione paritaria.

Le persone che non hanno la capacità di amare molto spesso cercano nel potere quel soddisfacimento che non possono trovare nell'amore. Se qualcuno li ama sono sì contenti, ma del potere che l'amore dell'altro conferisce loro.

L'esercizio del potere nelle relazioni affettive porta a ragionare in termini di possesso dell'altro: sei mio, mi appartieni, sei cosa mia.
Questa è la motivazione che spinge a molestare o, nei casi più gravi, perfino a ferire o uccidere la persona che ci tradisce o ci lascia definitivamente: quella persona è diventata una nostra proprietà, quasi una parte di noi e quindi non gli viene riconosciuta nè una sua autonomia nè una sua indipendenza, quindi nemmeno la possibilità di uscire per un giorno o per sempre dal nostro dominio.

Ciò che viene pensato è: o sei mio o di nessuno: non passa neppure per la testa l'idea che l'altro appartiene solo a se stesso.



La capacità di amare, anche solo di sapere cos'è veramente l'amore, non è innata: deve essere sperimentata all'interno di un rapporto d'amore.
Solo chi è stato oggetto d'amore vero (di un genitore, di un nonno, di uno zio) sa cosa è l'amore e sa come si fa a realizzarlo concretamente nei rapporti tra le persone. Anche per questo, amare è così importante.
Prendere coscienza della propria e altrui capacità di amare è raro e costa molta fatica se non si è mai stati amati.

Chi non ha avuto la fortuna di essere stato amato spesso sostituisce alle gioie dell'amore il piacere di comandare gli altri, di essere un capo, di sentirsi potente, diventando a volte anche sadico nei confronti dei più deboli. In questo modo cerca di avere un risarcimento per quella ferita affettiva che gli è stata inferta.
Amare qualcuno che non è mai stato amato, fargli sentire il calore dell'amore, può significare aprirgli nuove possibilità di vita; in una relazione d'amore bisogna però stare molto attenti che costui dimostri concretamente di essere diventato davvero a sua volta capace d'amare e che non si limiti a godere del nostro amore in modo passivo.

Il potere dell'amore di uno solo non basta a garantire la bontà di una relazione d'amore: la capacità di amare di entrambi ne è la componente fondamentale.   

martedì 16 ottobre 2012

contraddizione e vita

Le persone che hanno sempre le idee chiare su tutto mi lasciano sempre un po' perplesso. Se trovassi un personaggio pubblico che ammettesse davanti a tutti di non avere precise certezze riguardo a un certo problema e si impegnasse a pensarci su seriamente, credo che lo seguirei con interesse.
Non perchè io non ami la chiarezza, anzi, credo che sia una condizione dell'animo bellissima e desiderabile, tuttavia credo che per arrivare alla chiarezza, quasi sempre bisogna passare attraverso momenti di incertezza, momenti nei quali non conosciamo bene la nostra verità, momenti di nebbia piuttosto che di sole sfolgorante.
Certo, sono momenti difficili, scomodi, dai quali si vorrebbe uscire il più presto possibile per sentirci più tranquilli e sereni. Però non credo sia giusto rifuggire sempre le contraddizioni, come se fossero una iattura, né cercare scorciatoie troppo veloci e poco meditate.
In definitiva, è proprio dallo stare un po' nella contraddizione che può nascere la nostra vera verità, a meno chè non vogliamo adeguarci sempre alle verità  che gli altri ci propongono, senza fare lo sforzo di pensare con la nostra testa.
Certo, nemmeno passare tutta la vita senza prendere una posizione, senza assumersi la responsabilità di una decisione, non è una buona cosa.
Il problema fondamentale consiste, a mio avviso, nel modo in cui noi ci poniamo di fronte alle contraddizioni. Si può avere un atteggiamento depressivo, sentirsi sommersi dalle difficoltà di trovare la nostra soluzione, la via d'uscita veramente valida per noi, oppure si può considerare il momento nebuloso come un'occasione di ricerca, di lavoro creativo per trovare la nostra strada, quella che ci porterà a godere di una nostra nuova e chiara consapevolezza.

domenica 14 ottobre 2012

l'autenticità nelle relazioni

Cinquanta persone oggi erano presenti all'incontro pubblico sul narcisismo. Cinquanta persone attente e interessate, che hanno prima ascoltato e poi dialogato con noi facendo domande ricche di senso e pertinenti.
Dodici di loro hanno chiesto di partecipare al gruppo che inizierà a lavorare sull'autenticità nelle relazioni tra quindici giorni.
Siamo contenti.
Abbiamo avuto la sensazione che ci sia un grande bisogno diffuso di naturalezza, di semplicità, di autenticità, di rapportarsi con gli altri in modo sincero e rispettoso.
Siamo stati lì, a dialogare col pubblico per quasi tre ore e nessuno se ne è andato via prima.
Siamo soddisfatti perchè non abbiamo promesso ricette miracolose, tecniche straordinarie. Abbiamo cercato di far capire che ciascuno ha in sè tutto ciò che gli serve per stare sufficientemente bene e che si può creare uno spazio accogliente che permetta a tutti di ascoltarsi ed esprimere ciò che si pensa e si sente vero.
Marc Chagall - Gli amanti in blu (1914)
Siamo stanchi di pensare che qualcuno abbia le ricette per la felicità, vorremmo che ciascuno, nei limiti del possibile, si riappropriasse della capacità di cercare e vivere la propria verità. Con senso di responsabilità, non per contemplare il proprio ombelico. Con la voglia di stare bene per far stare bene anche gli altri e avere con loro delle relazioni autentiche. Perchè crediamo che sia normale avere delle relazioni autentiche.

E adesso vorrei chiedervi: voi, come ve lo immaginate un gruppo che lavora sull'autenticità delle relazioni? Cosa pensate che si faccia o che succeda?

mercoledì 10 ottobre 2012

per conoscere il narcisismo

J.W.Waterhouse - Eco e Narciso - (1903)
Sabato prossimo 13 ottobre alle ore 17, al Palazzo Europa - Sala C, via Emilia Ovest, 101 a Modena, una mia amica-collega ed io parleremo di narcisismo insieme a chi vorrà partecipare.
Cercheremo di spiegare cos'è il narcisismo, che differenza c'è tra quello sano e quello patologico, da cosa nasce, in che modi si manifesta e come ci si può difendere dal narcisismo degli altri ma anche dal nostro.
Parleremo di Narciso, ma anche di Eco, che spesso viene poco considerata, ma che rappresenta perfettamente una forma precisa di narcisismo.
L'incontro pubblico e gratuito si inserisce in un progetto che cerca di favorire l'autenticità nelle relazioni, cosa impossibile da realizzare sia per coloro che hanno problemi di tipo narcisistico, sia per chi si trova a doversi rapportare con loro.
L'argomento è, a mio parere, di grande importanza, perchè la nostra società purtroppo ha un altissimo tasso diffuso di narcisismo che si presenta in mille forme diverse e la difficoltà quotidiana di sperimentare relazioni profonde autentiche, la crescita del senso di isolamento, della chiusura in se stessi e della fragilità delle persone, ne sono la testimonianza.
Superare il narcisismo significa poter creare relazioni autentiche, accettandosi per ciò che si è veramente e provando rispetto e sincero interesse per gli altri, per le loro individualità che, proprio perchè diverse dalle nostre, possono donarci sempre nuove conoscenze ed essere per noi preziose fonti di arricchimento culturale, affettivo e spirituale.

sabato 6 ottobre 2012

fare la pace con noi stessi

La nostra vita scorre tra due sentimenti opposti: l'impotenza e l'onnipotenza.
A volte uno dei due ci possiede e ci ritroviamo a pensare o che non riusciamo a fare nulla di buono o che possiamo compiere imprese impossibili.
Spesso questi due opposti stati d'animo si susseguono a breve distanza di tempo: ci sentiamo onnipotenti e quindi ci avventuriamo in progetti che poi non riusciamo a portare a compimento, dopodichè il nostro umore vira verso il nero della depressione, della svalorizzazione di sè, della perdita totale di autostima.
Ovviamente nessuno è davvero nè impotente, nè onnipotente.
Si tratta semplicemente di conoscere sufficientemente bene le nostre forze e le nostre capacità, per percorrere quei sentieri della vita che sono alla nostra portata: sarebbe assurdo che in montagna un escursionista non troppo esperto si avventurasse in ferrate e arrampicate difficili e pericolose.
La domanda è: perchè non ci andiamo bene così come siamo? Perchè non ci amiamo per ciò che siamo veramente? Per ciò che sentiamo, con le paure che abbiamo, con i limiti che abbiamo? Perchè dobbiamo sempre dimostrarci di essere migliori di ciò che siamo?
La risposta spesso è che non siamo stati apprezzati a sufficienza da un genitore o da tutti e due e, senza rendercene conto, passiamo la vita a cercare di essere sempre più bravi per cercare di ottenere dai genitori o dagli altri quell'approvazione, quell'apprezzamento che ci è mancato quando eravamo più piccoli e del quale soffriamo ancora la mancanza.
E' una specie di condanna che ci portiamo dentro e che non ha mai fine.
Fare la pace con noi stessi, accettarci per ciò che siamo veramente, è il frutto di una presa di posizione interiore affettiva ed emotiva, di un cambiamento di rotta, del riconoscimento che nessuno, nemmeno i nostri genitori, ha il diritto di dirci come dobbiamo essere nè di stare male e farci sentire in colpa se non siamo o non facciamo quello che loro ritengono giusto e buono per noi.
Il chè significa rivendicare a noi stessi il nostro diritto ad esistere in base a ciò che sentiamo e crediamo vero: un'assunzione di responsabilità verso noi stessi che fa la differenza tra il bambino dipendente dai genitori e l'adulto libero e autonomo.  

mercoledì 3 ottobre 2012

il mare che abbiamo dentro

"Miranda-The Tempest" - J.W.Waterhouse (1916)
In un giorno d'agosto guardavo il mare da un altura e riflettevo sulla più basilare differenza tra mare e montagne: sempre orizzontale il primo e sempre verticali le seconde; le montagne che puntano al cielo e il mare che ricopre come una pianura la superficie terrestre.
C'è chi ama solo il mare e chi ama solo le montagne; io amo entrambi i paesaggi, amo le loro caratteristiche naturali così diverse.
Quel giorno ero davanti al mare e questo smisurato mare che avevo davanti, mi ha fatto pensare a quante volte il mare, con i suoi simboli, è comparso nei miei sogni e in quelli dei miei pazienti: il mare che abbiamo dentro.
Viandante davanti al mare di nebbia - D.F.Caspar (1818)
Il mare nei sogni può essere calmo o tempestoso, l'acqua può essere chiara e trasparente oppure scura e torbida. Nel mare si possono nascondere preziosi tesori o terribili pericoli. Il mare può inghiottire e uccidere oppure può essere strumento di gioco e divertimento.
Dove l'acqua è alta bisogna saper nuotare per stare a galla, oppure trovare un appiglio che ci sostenga e ci salvi. Ci sono tratti di mare sicuri e altri pericolosi.
Poi c'è la riva del mare, la zona di confine tra il mare e la terra, uno spazio in cui spesso ci si ritrova e in cui accadono peripezie di ogni tipo: il mare che improvvisamente si ingrossa e ricopre la terra, la ricerca di un punto riparato e sicuro da cui osservare il paesaggio...
Il mare tempestoso e pericoloso può rappresentare bene tutte quelle forze negative che vorrebbero inghiottirci, togliere di mezzo la nostra vera personalità, annullarci e farci scomparire, mentre il mare calmo e senza pericoli può simboleggiare la nostra capacità di lasciarci andare con gioia, di non stare sempre coi piedi piantati sulla terra, di tuffarci in territori sconosciuti e profondi della nostra anima con la capacità di esplorarli e riemergere più ricchi di conoscenza e consapevolezza.
Ricordo ancora con chiarezza la prima volta che, tanti anni fa, mi misi la maschera e guardai sotto la superficie del mare: rimasi senza fiato. Sotto di me un fondale profondo con piante, pesci piccoli sotto la superficie e pesci sempre più grandi man mano che il mare si faceva più profondo. Pensai con meraviglia e stupore che sotto la superficie del mare c'era tutto un mondo, una parte della vita che io non conoscevo.
E' bello nuotare e giocare nell'acqua, così come è bello andare a passeggiare lungo i sentieri di montagna, a patto che non ci si vada a cacciare nei guai, che non si sopravvalutino le proprie forze e che si porti rispetto e un sano naturale timore per le forze della natura, uniti a una sana consapevolezza delle proprie energie e capacità.

martedì 2 ottobre 2012

con la psicoterapia non si rischia il narcisismo?


Ieri una persona mi ha fatto la domanda che dà il titolo al post e che mi offre l'opportunità di condividere con voi alcuni pensieri.

Con il termine narcisismo si può alludere ad una vera e propria psicopatologia, a volte molto grave, oppure a una generica tendenza a mettersi troppo al centro delle proprie attenzioni, trascurando le ragioni e i sentimenti degli altri.
Fare una psicoterapia dovrebbe portare ad una maggiore conoscenza di sè stessi, quindi anche ad una consapevolezza più chiara dei propri limiti e dei propri difetti (per superarli), e questo processo va nella direzione opposta a quella che il narcisista predilige, cioè l'incensamento di sè stesso.
Però è vero che nell'ambito psicoterapeutico un rischio narcisistico c'è: il rischio è quello di pensare che, proprio perchè si fa una psicoterapia, si è in qualche modo superiori a quelli che non la fanno, perchè si sono imparate (o si crede di avere imparato) tante cose di sè e di come funziona la psiche in generale.
Molti anni fa, quando ho cominciato a fare questo lavoro, questo rischio era molto accentuato, perchè erano pochi quelli che andavano da un analista e circolava con facilità un certo complesso di superiorità.
Woody Allen ha contribuito a dissacrare gli psicoanalisti, gli psicoterapeuti e anche i pazienti; la diffusione di massa delle psicoterapie ha fatto il resto, facendo crescere il numero dei pazienti, per cui oggi andare da uno psicoterapeuta è molto meno elitario rispetto al passato e per fortuna è anche molto calato il numero delle persone che pensano che chi va da uno psicologo è matto.
Però, sia gli psicoterapeuti che i pazienti devono stare comunque molto attenti.
Il mito del guaritore ferito è un importante punto di riferimento e un'ancora di salvezza contro ogni tipo di inflazione narcisistica: il guaritore migliore è quello che è stato a sua volta ferito, è passato attraverso il dolore di vivere e conosce sulla propria pelle (e non perchè l'ha letto sui libri) cosa vuol dire soffrire, guardare in faccia il proprio dolore e poi riuscire a superarlo, avendo modificato qualcosa del suo vecchio modo di vivere.
Io diffido istintivamente di tutti coloro che, come gli imbonitori, sorridono sempre e ti fanno pensare che cambiare è facile e che loro ti possono insegnare la ricetta per vivere bene senza fatica, così come diffido di quelli troppo cupi, che sembra che vivano costantemente immersi nel dolore di vivere.
I miei migliori maestri sono stati delle persone normali, che avevano vissuto in prima persona le gioie e i dolori della vita. Entrando in contatto con loro, avevo la sensazione che fossero persone semplici, che andavano immediatamente all'essenza delle cose e che non tenevano troppo in considerazione l'aspetto esteriore: una volta, addirittura, scambiai il nipote di Jung, che è un anziano psicoterapeuta svizzero-tedesco, per il fattore di una villa di campagna dove egli doveva tenere una conferenza. Mi venne incontro con una camicia a scacchi rossi e un'aria talmente bonaria e semplice, che solo quando mi chiese in un italiano stentato "scusi, tofe è la toilette?", capii che era lui quello che doveva raccontarci della sua infanzia vissuta vicino all'illustre nonno.
Qualche anno dopo, dovendo incontrare per la prima volta come paziente una famosa analista di Milano, alla persona semplice e normale che mi venne ad aprire la porta e che io scambiai per la donna di servizio, stavo per chiedere di annunciarmi alla padrona di casa, quando lei per fortuna mi anticipò presentandosi e risparmiandomi una pessima figura, perchè capii che l'analista che stavo cercando era proprio lei.
Ecco, facendo della psicoterapia con persone come queste, non si rischia certo di diventare narcisisti.